Numana, la Lembeh italiana
Il segreto dei fondali del Conero
Sapevate che le ormai famosissime “muck dives” (le immersioni sul fango) sono nate a causa di un errore? Pare proprio che il merito vada ad alcuni fotosub americani imbarcati su di una barca charter, durante una crociera in Papua Nuova Guinea. La nave, ormeggiata davanti ad un villaggio locale, perse l’ancora e uno degli ospiti si dovette tuffare per recuperarla. Una volta in acqua, l’attenzione del subacqueo fu catturata dalle stranissime creature che vivevano tra i rifiuti di cui era cosparso il poco invitante fondale melmoso. Tra pezzi di legno, barattoli e ciarpame vario che punteggiavano il fango grigiastro vivevano bellissimi nudibranchi, cavallucci, gobidi, forme giovanili di pesci di barriera e si potevano ammirare straordinarie forme di simbiosi. Gli ospiti della barca rimasero ammaliati a tal punto da cambiare il programma di viaggio e dedicare le immersioni successive alla scoperta di quel nuovo ed affascinante ecosistema.
Che questo aneddoto sia vero o meno, è comunque indubbio che negli ultimi anni le immersioni sul fango alla ricerca dei cosiddetti critters, animali dalle sembianze più strane che vivono cercando di dissimulare la propria presenza, hanno raggiunto una crescente popolarità e di conseguenza sono divenute famose le località dove effettuarle. Oggi tra i sub viaggiatori i loro nomi sono ben conosciuti: lo stretto di Lembeh nel nord Sulawesi ne è l’espressione massima ma anche l’isola malese di Mabul, la baia di Tulamben a Bali con il suo relitto, la località di Anilao nelle Filippine, tanto per citarne solo alcuni, sono luoghi ben noti ed è ormai cosa comune affrontare lunghissimi viaggi per immergersi sui loro fondali a prima vista poco invitanti ma in grado di regalare incontri straordinari.
Mimic octopus, Ambon e Merlet scorpionfish, ghost pipefish, flamboyant cuttlefish e batavia batfish sono divenuti i nuovi oggetti dei desideri dei fotosub in trasferta. Purtroppo, e lo si capisce anche dal fatto che tutti i nomi sono in lingua inglese, questi animali sono tipici dei lontani fondali dell’indopacifico e per vederli, ahimè, tocca sorbirsi ore ed ore di volo. Una volta terminate le vacanze si torna a casa con la valigia piena di rullini e di splendidi ricordi, si sviluppano le dia (o si scaricano le immagini sul PC), si mostrano le foto agli amici e poi ci si mette a fare progetti per il viaggio successivo…..sognando ancora incontri fantastici.
E se invece vi dicessimo che a Numana, lungo la bellissima riviera del Conero, si nascondono punti d’immersione che per ricchezza e biodiversità non hanno nulla da invidiare allo stretto di Lembeh, cosa direste? Probabilmente rimarreste piuttosto scettici e, del resto, Numana è certamente più famosa per le spiagge, la cordiale ospitalità della sua gente e la saporita cucina marchigiana piuttosto che come destinazione subacquea. Sebbene le pendici del Monte Conero si estendano anche sotto la superficie del mare e contribuiscano a movimentare la conformazione di questi fondali altrimenti piatti e monotoni, le basse profondità e la visibilità spesso ridotta rendono questa zona apparentemente poco interessante dal punto di vista subacqueo, soprattutto se paragonata alle coste tirreniche. Ciò tuttavia è vero solo in apparenza e se per un verso qua non troverete pareti verticali e foreste di gorgonie, chi s’immerge in queste acque viene ricompensato dalla scoperta di un ambiente subacqueo ricchissimo di forme di vita marina. Lo sa bene un sub ed appassionato fotografo subacqueo di nome Marco Giuliano che, ormai quindici anni fa, ha aperto un diving center sulla spiaggia di Numana chiamandolo con il nome della montagna che domina la cittadina: Centro Sub Monte Conero. Affascinato dalla biodiversità dei fondali fangosi del Conero, Marco ha ritrovato qui, immutato, ciò che lo aveva affascinato durante le tante immersioni fatte a Lembeh: quella stupefacente ricchezza, quella capacità della natura di riempire ogni nicchia con forme bizzarre e inaspettate. Non deve stupire che due località così distanti tra loro e dal clima tanto diverso, possano offrire la possibilità di osservare esseri tanto simili: gli animali marini vivono seguendo le stesse regole, ad ogni latitudine. Devono cibarsi, difendersi dai predatori e riprodursi e lo fanno adattando all’ambiente circostante le stesse strategie, sia che vivano in adriatico sia che vivano nel centro dell’Indopacifico. Certo, a Numana l’acqua è un po’ più fredda, ma anche qui madre natura ha fatto sfoggio della stessa capacità di creare vesti bizzarre e colorate, basta saperle osservare o farsi accompagnare da chi conosce questi fondali alla perfezione.
Nel corso degli anni, infatti, Marco e il suo staff hanno accompagnato sott’acqua centinaia di subacquei ed hanno svelato loro come, con un pizzico di attenzione, quello che apparentemente sembra un fondale fangoso desolatamente deserto o uno scoglio coperto di alghe possa in realtà rivelarsi un intero ecosistema, ricco di piccole quanto stupefacenti animali adattatisi perfettamente per la sopravvivenza. Immersione dopo immersione, armati di pazienza e di una bacchetta d’acciaio come i divemasters indonesiani e filippini, hanno osservato cavallucci marini, circa trenta diverse specie di nudibranchi e svariate specie di granchi e di gamberetti, oltre a piccole magnose, aragoste, splendide seppie lunghe pochi centimetri , minuscole sogliole perfettamente mimetizzate, polpi, scorfani e molluschi inconsueti per non parlare delle forme di vita sessile. Certamente una ricchezza di forme di vita che regge il confronto con le più rinomate destinazioni tropicali, come testimoniato dall’entusiasmo dei tanti subacquei che continuano a tornare anno dopo anno o da chi, una volta riemerso, ammette con un sorriso di non aver mai visto tanti animali tutti insieme.
Qui ogni immersione è diversa dalle altre. Le stagioni portano con sé nuove pagine di una storia che le maree e le correnti cambiano in pochi giorni, riscrivendole in modo sempre diverso. A volte il Trave, lo sperone di roccia che chiude a nord la baia di Portonovo, pullula di nudibranchi Jannolus incredibilmente grandi che scompaiono nel giro di qualche giorno. Altre volte è la Secca dell’Ospedale a riservare gli spettacoli più belli, altre ancora i Sassi neri o ciò che rimane del Potho, il relitto del cargo schiantatosi sugli scogli delle Due Sorelle in una tragica notte di burrasca, tanti anni fa. Solo chi, come Marco ed i suoi ragazzi, ama questi luoghi ed ha imparato a parlarne il linguaggio fatto di onde e venti, saprà comprenderne i segreti e potrà mostrarvi gli spettacoli più belli.
E se ancora siete scettici date un’occhiata alle foto che accompagnano questo articolo: ritraggono animali fotografati nello stretto di Lembeh ed il loro corrispondente Numanese. Forse la tavolozza manca di qualche colore, ma dovrete convenire con noi che il fascino e la meraviglia rimangono immutati ed il paragone tra Numana e lembeh non suona più così azzardato, tutt’altro. Non manca nulla: i cavallucci mediterranei ammaliano tanto quanto i loro cugini esotici con la loro fragile grazia, i granchi facchino fanno a gara nell’adornarsi con la spugna più colorata mentre granchi e gamberetti periclimenes, anche in Adriatico, cercano riparo tra le urticanti appendici degli anemoni. I pesci poi, ad uno sguardo più attento, rivelano cromatismi inaspettati, come la comunissima bavosa bianca, oppure straordinarie capacità mimeriche, come il comune scorfano nero, che nulla ha da imparare dai parenti tropicali. Eppoi ci sono i nudibranchi, tanti e bellissimi, che a Numana, così come a Lembeh, sembrano concentrarsi sui relitti in un’altra sorprendente somiglianza. Nella località indonesiana sono le strutture sommerse di un relitto della seconda guerra mondiale a costituire l’habitat di un altissimo numero di specie di opistobranchi mentre da noi, ad attrarre irresistibilmente questi animali, è il cargo ucraino Nicole, affondato due miglia al largo di Numana nel Gennaio 2003. Fino alla primavera dello scorso anno in queste acque se ne contavano circa 19 specie, poi nel corso di soli quindici giorni di immersioni sul relitto in questione, sono state osservate e fotografate altre 13 specie di nudibranchi mai avvistate prima di allora in zona, alcune delle quali mai viste in mediterraneo e tre specie addirittura non ancora classificate.
Tutto ciò, sarebbe sufficiente a far battere il cuore di ogni appassionato di critters e di macrofotografia, ma a questo si aggiunga il fatto che sulla nave il numero degli esemplari è molto alto ed è cosa comune, nel corso della stessa immersione, vederne tantissimi.
Ancora una volta, il Mediterraneo sa stupirci rivelando meraviglie che credevamo di poter ammirare solo dopo lunghi viaggi e che invece, scopriamo vicine ed alla portata di chiunque venga ad immergersi a Numana, la Lembeh italiana.